Proponiamo qui un estratto da Indirizzi per l’Azione Tradizionale, raccolta di scritti di Gaetano Alì apparsi a partire dal 1979 sulle pagine della rivista Heliodromos.
Scritti che rappresentano veri e propri strumenti per affrontare un percorso tradizionale nel mondo moderno, e che sono caratterizzati da quella Semplicità contraltare della moderna banalità. L’attualità e l’applicabilità di queste parole resta infatti perfettamente intatta a distanza di decenni dalla loro scrittura e, anzi, trovano sempre più riscontro nella realtà che quotidianamente ci circonda.
Spunti e parole chiave che costituiscono un’agile bussola per orientarsi nei nostri giorni e che non si fermano allo sterile intellettualismo ma possono e devono essere Azione per tutti coloro che aspirano ad essere “Nel mondo ma non del mondo”. Buona lettura.
Anche se riteniamo di essere sufficientemente consapevoli che noi, come umanità di questo Occidente, siamo vicini ad un tramonto senza ritorno, non riteniamo qui di soffermarci sulle cause che hanno agito in questa vasta spinta al decadimento. Da tempo, e meglio di come avremmo potuto fare noi, altri (si pensi a Guénon) ci hanno prefigurato il mondo assurdo e illusorio che stavamo ‘edificando’ noi moderni. In queste poche note basta accennare a qualcuna delle relazioni metafisiche che sono interessate in tanto squilibrio esistenziale.
La realtà non si esaurisce nella grossolanità empirica, come purtroppo sbrigativamente e superficialmente la intendono certi uomini di ‘cultura’ del nostro tempo, essa va considerata in tutta l’ampiezza della sua manifestazione sensibile e sovrasensibile. Anche quando l’uomo, come quello moderno, resta legato a una visione monca della realtà, essa conserva intatta la sua organica corrispondenza del piano manifestato, sia empirico che sottile, con quello non manifestato; di conseguenza ogni alterazione che si verifica in uno dei due piani, determina una modificazione di natura opposta nell’altro. Basti dire che ogni processo dissolutivo sulla terra ne determina uno condensativo in Cielo. Questo interscambio di influenze era riconosciuto come una condizione abbastanza ovvia e naturale nelle culture delle società tradizionali. Storici dalla nostra antichità greco-romana comunemente fecero risalire le cause di pestilenza e cataclismi ad un degrado umano; anche oggi dove certe culture popolari non sono state del tutto sopraffatte dal laicismo e dalla presunzione della cultura intellettualistica, nella vox populi gli eventi drammatici che si abbattono sull’umanità, siano essi di ordine sociale o naturale, vengono considerati come conseguenze di una ‘caduta’ nella natura umana.
Restando al caso nostro, potremmo precipitare per un terzo conflitto mondiale come tanti temono, o per un diverso cataclisma, dal momento che i disegni divini sono sempre imprevedibili; certo è che, prima o poi, qualcosa di straordinario e tragico dovrà pur metter la parola fine al mondo dell’assurdo in cui ci siamo impastoiati. Nessuno però s’illuda, l’Età dell’oro non è per tutti. Ai sopravvissuti, che non saranno qualificati a passare oltre questi eventi distruttivi, potranno attenderli lunghi secoli di barbarie e vita elementare.
L’uomo del nostro tempo non è da oggi che è logorato da angosce paurose, mai però come oggi smarrimento e insicurezza hanno pervaso la sua esistenza. Non sono pochi, e non certo fra i meno responsabili, che pensano che si possa estendere oltre ogni limite il grado di assuefazione e sopportazione a queste tensioni; con astuta convenienza valutano che l’insicurezza dispone a una maggiore vulnerabilità e, quindi, a una maggiore possibilità di manipolazione della volontà politica, economica e sociale dell’uomo.
Tutto questo è vero solo in apparenza, quando una radicale ignoranza e avversione alla visione organica del mondo non permettono di cogliere le connessioni necessarie fra l’ordine microcosmico e quello macrocosmico. Non resta, allora, da dire a questi astuti manipolatori della coscienza e del destino dell’uomo che, nella distruzione di un esercito di sbandati, i primi a soccombere sarete voi: i capi.
Anche l’uomo orientato alla differenziazione non è al riparo dai rischi e incongruenze. Può rifugiarsi in un’esistenza fatta di rassegnazione, e gli argomenti giustificatori potrebbe trovarli nell’enorme difficoltà di intervento positivo in situazioni giudicate oramai incontrovertibili. Simili propositi in sé sono già segni di dequalificazione, le cui origini sono riconducibili all’equivoco intellettualistico. Non ci stancheremo mai di ribadire la netta opposizione tra conoscenza tradizionale e conoscenza intellettuale; in termini tradizionali conoscere è essere, nel senso che l’autenticità del conoscere realizza nel fare il momento della verifica e della conferma. Il pensiero e il pensato sono categorie astratte, improduttive, buone per creare illusioni paralizzanti. Ne segue che la misura della fede nelle verità della Tradizione la si avrà nella capacità di saper passare dalle istanze propositive a quelle operative. Ma si badi bene a non equivocare, perché riteniamo l’isolamento ‘occultista’ ben lontano dalla nostra visione di operatività.
Nel clima di incertezze angoscianti e di attese paurose, restare in piedi, oggi ha un senso quando si saprà essere sé stessi nel pensiero e nell’azione. Il Solve et Coagula ermetico, come tutte le verità della Tradizione, ha diversi livelli applicativi; una prima attuazione analogica potrà agire per ricomporre l’equilibrio della propria natura, corrosa ed inclinata da secoli di influenze subdole ma raffinate. Ricostituita l’unità della persona, si potrà pensare ad esigere da essa la continuità fra conoscere ed essere.
Quindi, sciogliersi e far volatilizzare quanto ci proviene dal mondo moderno (legami economici, sociali, sentimentali, materiali, esistenziali), da un mondo che non ci appartiene; coagulare, fissandola e definendola, la nostra essenzialità. Coloro che hanno la buona volontà di capire sanno che questo è un programma di totale impegno. E l’impegno, lo abbiamo tante volte detto, oggi lo si potrà svolgere quando si è decisi a fare della propria vita una milizia.
Per quanti coltivano ambizioni personali o si sentano incapaci di assunzioni così totalizzanti, ci sono i partiti e la vita del giorno dopo giorno.