Il 25 novembre 2017 è stato presentato a Roma – in occasione di un convegno dedicato all’autore da Raido ed Heliodromos – una raccolta di scritti inediti di Guido De Giorgio dal titolo Studi su Dante. Scritti inediti sulla Divina Commedia.
Si tratta di una serie di contributi per lo più concentrati sull’opera di Dante Alighieri. Di una parte di questi ultimi si aveva notizia nella relazione, dal titolo Guido de Giorgio e il suo commento ai primi canti della Divina Commedia, tenuta dall’allievo e discepolo Filippo Ladon in occasione dell’incontro commemorativo organizzato dal Comitato cittadino della Società Dante Alighieri a Mondovì, il 9 ottobre 1987, in occasione del trentennale della scomparsa terrena di quello che Evola ebbe a definire «un iniziato allo stato selvaggio».
La raccolta di scritti è stata pubblicata presso i tipi della neonata casa editrice CinabroEdizioni di Roma ed è stato curata dal prof. Alessandro Scali, studioso di Dante e cultore di dottrina tradizionale. Come riconoscono gli stessi editori nella ‘nota editoriale’, «non trovandoci davanti ad un’opera organica e a un lavoro compiuto, risulta particolarmente utile il lavoro di ‘cucitura e raccordo’ svolto dal Curatore». Il volume di circa duecentotrenta pagine di testo effettivo consta, infatti, di sette capitoli ciascuno dei quali è introdotto da una ‘presentazione’ del curatore. Inoltre il testo è ricco di note esplicative che aiutano e guidano il lettore del manoscritto inedito tra le alte e pungenti riflessioni del fedele corrispondente di René Guénon.
Il volume così curato si apre con l’unico testo non redatto a mano dall’autore ma recuperato da un dattiloscritto, probabilmente compilato da un giovane allievo, recante il seguente titolo «Il misticismo sapienziale di Dante. Lezioni del professor De Giorgio – Testo originale» (chiusa finale che fa propendere il curatore per l’autenticità degiorgiana). La raccolta prosegue con il commento ai primi sei canti dell’Inferno dantesco per giungere infine ad «un po’ di Paradiso» che sembra anticipare (o ripetere?) quanto si legge in alcune vibranti pagine dell’opera maggiore di Guido De Giorgio: La Tradizione Romana. Il tutto è arricchito da alcuni studi collaterali, in parte titolati direttamente dall’autore altri invece dal curatore per mancanza di specifica indicazione («Intorno alla pantera», «La bocca di Madonna», «Della lingua volgare», «Della Trinità» e, infine, uno scritto su «Cino da Pistoia»), che contribuiscono a mostrare il fervore con il quale De Giorgio affrontava l’incessante, e purtroppo non compiuta, tormentosa ricerca per la verifica dei Principi di ordine metafisico nei molteplici aspetti delle esperienze tradizionali: dalla metafisica orientale al sufismo islamico; dalla Divina Commedia alla tradizione di Roma.
Dalle carte qui pubblicate emerge nel complesso l’idea – già espressa da De Giorgio ne La Tradizione Romana – per la quale se Dante è «poeta di Dio» e la Commedia «poema sacro» che conduce a Dio, Virgilio allora è «profeta di Cristo» e l’Eneide «poema mistico» che prepara a Dio. Per De Giorgio nella Commedia vi è tutta la romanità tradizionale, dove le due tradizioni unificate culminano in una sola ed unica Roma, «non più antica e nuova, ma eterna».
Con la pubblicazione di questi inediti, vede finalmente la luce una ricca interpretazione anagogica e tradizionalmente orientata della Commedia del Sommo Poeta, lontana dallo studio profano dei moderni, impegnati da secoli a leggere e commentare Dante, nell’assoluta incapacità di comprendere il motivo centrale e l’essenza spirituale della sua sacra Poesia.
Elio Della Torre
Note
[1] Riproposta sulle pagine della rivista Arthos11 del 2003 (F. Ladon, Guido de Giorgio e il suo commento ai primi canti della Divina Commedia, in Arthos 11 (nuova serie), 2003).
[2]J. Evola,Il cammino del cinabro, Milano 1972, p. 92.