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Collana: Militia
Titolo completo: Mistica della Rivoluzione Fascista.
Autore: Niccolò Giani
Anno: 2018
Pagine: 240
Dalla recensione di Rutilio Sermonti alla prima edizione
«[…] Del Giani possono leggersi numerosi articoli, scritti dal 1932 al fatale 1941, in cui la natura mistica erompe al calor bianco, collocando tutto il resto su un piano secondario e, in fondo, anche opinabile. Ma più ancora ci rivela tutto il suo stile di vita e la sua stessa morte. La mistica è coerenza assoluta: non ammette contraddizioni. E, se è vero che essa non si può enunciare come un progetto o come un teorema, ma si può soltanto vivere, l’opera recensita consegue certamente il risultato di farci intendere come essa illumini e non contrasti nessuno dei concetti a noi cari. Così quello di ‘Tradizione’, di cui Giani scrive […]: “Il Fascismo è un richiamo violento alla Tradizione, non è un ritorno o una ripetizione. Per noi fascisti, la Tradizione è (…) e non può essere che dinamica. Altrimenti si parlerebbe di conservatorismo e di reazione”. […] Il libro va letto tutto e in pensosa solitudine, per respirare lo spirito che sottende tutti gli interventi […]. Si troverà in esso anche un’esortazione oggi attualissima, nello smarrimento generale del mondo liberaldemocratico».
Dall’introduzione della Comunità Militante Raido alla seconda edizione
«Gli eroi, si dice, son tutti giovani e belli. Non è vero. Gli eroi non sono tutti uguali, alcuni hanno una personalità e dei meriti così forti che superano tutti gli altri. E? questo il caso di Niccolò Giani, domenicano del Fascismo, eroe fra gli eroi. Quando curammo la prima edizione di Mistica della Rivoluzione Fascista (Il Cinabro, Catania 2010), infatti, non volemmo limitarci ad un semplice tributo a Giani, a un’operazione nostalgica o, peggio ancora, commerciale. L’idea di una raccolta integrale degli scritti di quell’illustre sconosciuto che codificò la Mistica Fascista, semmai, nacque dall’esigenza di rispondere ad una domanda ineludibile: che cosa fu il Fascismo? In molti, nel tempo, si sono cimentati offrendo interpretazioni interessanti e stimolanti – a volte – o, molto più spesso, del tutto fuori bersaglio. Noi, che come militanti politici proprio dall’esperienza storica del Fascismo siamo partiti per approdare ad una Weltanschaaung che si chiama Tradizione, quando poi ci siamo imbattuti in Giani, in Guido Pallotta o in Berto Ricci, ci siamo in realtà ricongiunti al Fascismo ma, finalmente, in una dimensione più completa, autenticamente ortodossa perché universale e romana. L’incontro con la Scuola di Mistica Fascista dirime, infatti, molte delle incomprensioni e delle letture a senso unico del fenomeno fascista – fatte sia da destra che da sinistra – perché obbliga a tornare al cuore di questo, impone il riconoscimento dell’essenzialità, di ciò che è centro e non periferia all’interno del Fascismo»
Niccolò Giani (Muggia, 20 giugno 1909 – Mali Scindeli, 14 marzo 1941) è stato un giornalista italiano, fondatore della Scuola di mistica fascista. Giani svolge i suoi primi studi a Trieste per poi trasferirsi alla facoltà di Giurisprudenza di Milano dove si iscrive ai Gruppi Universitari Fascisti (GUF). Nella primavera del 1930 fonda con Arnaldo Mussolini, la SMF Sandro Italico Mussolini. L’anno dopo ne diventa direttore ma si dimette da questa carica per incomprensioni con gli organi del Partito Nazionale Fascista, continuando a collaborare con i maggiori giornali e riviste dell’epoca quali Il Popolo d’Italia e Gerarchia. Nel 1934 ottiene la libera docenza in Diritto del lavoro e previdenza sociale e quindi la cattedra di Storia e dottrina del fascismo all’Università di Pavia. Nel 1935, dopo essersi sposato, parte volontario per la guerra d’Etiopia arruolandosi col grado di capo manipolo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale nel CXXVIII Battaglione Camicie Nere ‘Vercelli’. Per questa impresa viene insignito di una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Rientrato in Italia nel 1936, Giani diventa direttore del giornale Cronaca Prealpina e riassume la carica di direttore della Scuola di Mistica Fascista dando vita alla rivista mensile della Scuola Dottrina Fascista che ben presto ne diventa l’organo ufficiale. Nel periodo che precede la Seconda guerra mondiale collabora con diverse testate, tra cui Tempo di Mussolini, Libro e Moschetto, ecc. Allo scoppio della Guerra viene inquadrato nell’XI reggimento alpini; prende parte alla battaglia delle Alpi Occidentali contro la Francia, venendo decorato con la medaglia di bronzo al valor militare. Nel febbraio del 1941 riparte come volontario per la campagna di Grecia, dove muore il 14 marzo 1941 nella battaglia per la conquista della Punta Nord del Mali Scindeli. Il Ministero della Guerra gli conferisce alla memoria la medaglia d’oro al valor militare. Propugnatore di un Fascismo Universale e Integrale dimostrò l’armonia tra pensiero e fede, la continuità tra dottrina ed azione. Incurante di interessi e vantaggi personali seppe indicare, soprattutto ai più giovani, la fede nella Rivoluzione ‘continua’, che si concretizza nell’inarrestabile rettificazione spirituale e politica dell’uomo fascista. Libero da ogni esibizionismo e retorica riuscì ad essere un esempio e un punto di riferimento, non solo ideale, per tante generazioni di Italiani.